Racconti di altri

A Muntagna: La nostra signora e regina, il nostro destino.

3 Settembre 2024

Quest’estate l’Etna ha avuto un’attività particolarmente intensa. In una di queste giornate ho sentito un’amica di Catania per accertarmi che la situazione fosse sotto controllo. Mentre parlava mi sono resa subito conto che si riferiva all’Etna usando il femminile. Io fino a quel momento avevo sempre usato il maschile: il vulcano Etna. Le ho chiesto spiegazioni in merito e lei ha iniziato a raccontarmi una bellissima storia…

Per noi catanesi l’Etna non è solo un vulcano né una semplice montagna che sovrasta il paesaggio. È molto di più: è “A Muntagna”, la nostra regina, colei che governa i nostri destini e che noi, fedeli sudditi, veneriamo con amore e soggezione.

L’Etna cambia aspetto, si veste di un insolito abito bicolore. Da un lato, è bianco e puro come una sposa, sereno e tranquillo. Dall’altro, è nero, cupo e misterioso, avvolto da un’aura di sofferenza. Questa alternanza di pace e minaccia è la vera essenza dell’Etna, che con le sue eruzioni e i suoi terremoti ci ricorda costantemente la sua forza, capace di regalarci spettacoli indimenticabili ma anche di incutere paura.

Noi catanesi viviamo tra due orizzonti che ci definiscono: la forma triangolare e rocciosa dell’Etna e l’azzurro sconfinato del mare. Due realtà così diverse, ma entrambe meravigliose. Che privilegio poter camminare in montagna al mattino e tuffarsi in mare al tramonto! Questa è la magia unica della nostra terra.

Ma “A Muntagna” per noi è molto più di una semplice montagna. È una presenza costante, un simbolo di forza e resistenza. Quando la osserviamo da lontano, illuminata dalla luna piena o coperta di neve, emana un fascino irresistibile che ci cattura. È come una madre, “Mamma Etna”, che ci accoglie e ci protegge, ma che esige anche rispetto, con la sua maestosità e i suoi capricci imprevedibili.

Ricordo il momento in cui l’ho amata davvero per la prima volta: una notte d’inverno, con la luna alta e la neve fresca sotto i piedi. In quell’istante, mi sono sentita piccola di fronte alla sua grandezza, ma anche profondamente legata a lei. Da allora, ogni volta che mi trovo alle sue pendici, è come se fosse la prima volta, con lo stesso stupore negli occhi.

Tuttavia, l’amore per l’Etna, come ogni grande amore, non è privo di sfide. Quando la lava minaccia le nostre case o quando un terremoto scuote le nostre certezze, è facile sentirsi traditi. Eppure, nonostante tutto, restiamo qui, continuiamo a ricostruire, a vivere sotto la sua ombra perché l’Etna è parte di noi, è la nostra identità. La sua forza distruttiva è anche fonte di nuova vita, di paesaggi straordinari, di una terra che ci nutre generosamente.

L’Etna ci insegna che la vita è un ciclo di distruzione e rinascita, che la bellezza può emergere dalla fine. E noi, come i pini e le ginestre che trovano vita nella terra lavica, continuiamo a crescere e a prosperare, nonostante le difficoltà. Questo è il nostro legame con “A Muntagna”, un legame che va oltre il rispetto e la paura, radicato in un amore profondo e viscerale per la nostra terra e la nostra regina.

Per questo, ogni volta che guardo l’Etna dalla finestra, mi sento grata. Grata di vivere in un luogo così straordinario, dove la natura si manifesta in tutta la sua potenza e bellezza. Un luogo che, nonostante tutto, continuerò sempre a chiamare casa perché noi catanesi sotto A Muntagna, siamo sudditi innamorati e lei, la nostra regina, fa parte di noi nel bene e nel male.

Alessandra Catalano

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