Racconti di altri

Mother’s line

19 Novembre 2015

Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Nel 1980 un gruppo di attiviste riunite in un assemblea dell’ONU in Sudamerica  ha scelto questa data in ricordo dell’assassinio di tre delle sorelle Mirabal avvenuto nel 1960 per mano del dittatore domenicano Trujillo. Solo nel 1999 l’Assemblea generale dell’ONU ha istituzionalizzato questa data con la risoluzione 54/134. E’ una strada lunga, costellata da molte battaglie, da qualche vittoria ma c’è ancora molto da fare: celebrare, ricordare, parlare e scrivere di donne. Per non lasciarle sole, mai. Perché non ci sia più la paura di…Spesso la violenza è e può essere psicologica e mina le basi dell’identità e della libertà di essere come ci si sente o come si desidera.

Mother’s line di Valentina V. 

Io e Kat siamo sedute alla mensa della scuola. Pranziamo con gli altri come tutti i giorni. E come tutti i giorni da quando stiamo insieme, prima di tornare ognuna alla sua lezione, ci salutiamo dandoci un bacio innocente. Saluto gli amici e attraverso il giardino della scuola con Matt. Sta per arrivare un temporale, io lo prendo per mano e appena inizia a piovere attraversiamo di corsa il prato e arriviamo al porticato. Sono senza fiato e scoppiamo a ridere, lo abbraccio e gli accarezzo la guancia. Mrs. Scott, la professoressa di scienze, si avvicina a me sorridente e appoggiando una mano sulla mia spalla mi dice: “Brava Grace, questa è la cosa giusta.”

“Cosa vuol dire Mrs. Scott?”

“Che è bene che tu sia intima con Matt, è davvero un bel ragazzo.”

“Non è il mio ragazzo, è un mio grande amico, sa che io e Kat…”

Lei m’interrompe e dice: “Fa la cosa giusta.”

Stavo per scoppiare, Matt cercava di calmarmi tenendomi per il polso, avevo i nervi a fior di pelle, non potevo trattenermi. Non riuscivo a starmene zitta, non potevo, non volevo.

“Cosa vuole dire fa la cosa giusta, non siamo nell’esercito Mrs. Scott, e io sono lesbica!! Non ho la lebbra, non sono un’assassina, non sono una ladra.”

“Stai calma Grace.” Mi implora Matt.

“Stai calma un cazzo, non può venire a dirmi chi devo amare!”

Tutti quanti sono immobili a guardarci. Mrs. Scott ci volta le spalle e si distacca da noi senza ribattere nulla. Io non posso accettare questa situazione, la seguo e le chiedo di fermarsi, lei aumenta il passo e sgattaiola in segreteria. Se fossi in lei mi vergognerei, penso io. Sono nervosa, e Matt, nella veste di migliore amico è con me nel momento giusto.

“Non ho deciso io quello che sono, la gente non vuole capirlo dannazione!”

“Dai Grace, lascia perdere, non ci pensare.”

“Non ci pensare Matt, quella donna mi ha detto: fa la cosa giusta!” la imito io falsando il tono della mia voce e mi sfogo ancora: “Mi ha trattato come qualcuno che fa la cosa sbagliata, chi è per dirlo, per suggerirmi quello che devo essere!”

“Dai andiamo a lezione.”

Quel pomeriggio siamo andati tutti quanti a casa di Kat. Lei abita con sua madre in una bellissima casa che si affaccia su un canale di Venice. Da lei, tutti sanno che stiamo insieme. A casa sua mi sento davvero bene. Non ho niente da nascondere. La gente crede che solo perché non sei adulta, non puoi prendere certe decisioni. Mi viene da ridere perché a dire il vero io non ho preso nessuna decisione diversa dagli altri. Io mi sono innamorata di Kat. Come Matt si è innamorato di Jenny. Come James si è innamorato di Lauren. Come mia madre si è innamorata di mio padre. Come quella stronza di Mrs. Scott si è innamorata di suo marito.Come potevo sapere chi avrei amato o chi ancora amerò, mi chiedo. Io e Kat stiamo bene insieme. Guardiamo vecchi film. Andiamo a mille concerti. Facciamo tutti i giorni jogging sulla spiaggia. Sì, ci divertiamo come due matte. Verso sera torno a casa, e la notte nel mio letto, penso che sia assurdo tenere tutto nascosto a mia madre. Penso anche che nessuno debba pensare che essere gay sia una condanna, una colpa o peggio ancora uno stile di vita. Penso che essere etero, bisessuali o omosessuali sia come essere bionde, rosse o brune. Oppure bianchi, gialli, neri o di qualsiasi altro colore. Del colore che ognuno di noi nasce insomma. Probabilmente dovrei parlare con Mrs. Scott. La mattina arrivo prima del solito e l’aspetto nel parcheggio. Quando arriva mi evita.

“Mrs. Scott devo parlare con lei!”

“Non ho tempo Grace.” Dice lei da lontano senza nemmeno voltarsi.

Io la seguo fino a che la raggiungo e lei è costretta a darmi retta.

“Mrs. Scott non volevo essere maleducata con lei.”

“Non importa Grace.”

“Non può pensare che io faccia la cosa sbagliata, chi può dire qual è quella giusta!”

“La natura Grace.” Sostiene lei.

“La sua natura Mrs. Scott, non siamo tutti come lei.”

“Una donna è fatta per stare con un uomo ragazzina.”

“Gli esseri umani sono fatti per amare, chi amano è indifferente.”

“Il mio voleva essere un consiglio Grace, la vita è tua, pagherai i tuoi errori.”

“Dio lei non vuole proprio capire che amare non può essere sbagliato, indipendentemente da chi si ama.”

“La natura vuole che un uomo e una donna siano una famiglia, Grace non potrai avere mai una famiglia con una donna, vergognati per quello che fai.” Mi rimprovera lei.

“Sa cosa le dico, credevo potesse capire. La mia natura è quella di commiserare quelli come lei.”

Kat mi aspetta come tutte le mattine all’albero secolare con il resto del gruppo. Sì, lei non si crea mai nessun problema, non è come me, la sua famiglia l’ha cresciuta forte e sicura di sé. Nel momento in cui cade, lei si rialza da sola senza versare lacrime.

“Come mai così tardi Grace?” mi chiede il mio amico del cuore.

“Ho cercato di parlare a Mrs. Scott.”

“Grace cosa t’importa, lascia che pensi quello che vuole.” Mi dice il mio amore.

“Voglio essere libera Kat, libera fino in fondo.”

“Allora dì a tua madre di noi, quello è il modo migliore per esserlo.”

“Lo farò.”

“Certo, lo farai, parlare con Mrs. Scott è più semplice vero?”

“Che stronza che sei Kat! Dico davvero.”

“Dai vieni qui, smettila!”

“Me ne vado…me ne vado…”

Quanto mi fa incazzare. Non importa. In fondo lei mi fa impazzire. E io combatto per noi, per stare bene, combatto con lei per noi. Lo scorso anno abbiamo partecipato alla nostra prima marcia per i diritti gay. Abbiamo passato una giornata intera sotto il sole con lesbiche di ogni età, ricordo che c’erano coppie che potevano avere ottant’anni, innamorate da una vita intera, nella buona e nella cattiva sorte. L’amore fa la differenza. Sì. L’unica differenza. A volte mi sento tremendamente sola. Ogni giorno per tornare a casa passo dal numero cinque di Helena Drive. La casa dove Marilyn è stata trovata morta, e ogni volta penso che forse qualcuno avrebbe potuto salvarla. Ogni giorno vedo quella casa e mi viene in mente il suo viso. La sera, dopo cena, Kat è venuta a casa mia e ha bussato alla porta.

“Buonasera signora c’è Grace?”

“Va di sopra è in camera sua.”

Kat voleva scusarsi, quando in realtà non c’era nessuna scusa da fare. Eravamo sdraiate nel mio letto a guardare un dvd.

“Scusa per oggi.”

“Non dirlo, sai hai ragione.”

“Non importa che tua madre lo sappia.”

“Invece importa, devo dirle la verità.”

“Grace magari non è il momento.”

“Non lo sarà mai Kat.”

Quella sera il mio amore ha deciso di fermarsi a dormire. Io la stavo baciando, lei mi stava sopra e mi coccolava. Numb è la mia canzone preferita. Il volume non era molto alto, ma lo era abbastanza da non farmi sentire la porta aprirsi. I miei occhi hanno incrociato quelli di mia madre all’improvviso, che si è messa una mano sulla bocca e se ne è andata sconvolta.

“Ci ha viste!” le dico io.

“Chi?”

“Mia madre Kat.”

Io ho chiuso gli occhi. Il destino si è messo di mezzo. Forse per darmi una mano. Forse semplicemente perché è arrivato il momento di scoprirsi. La mattina Kat ha fatto colazione con noi, poi mia madre le ha chiesto di andarsene.

“Cosa vuol dire Grace?”

“Mamma sono gay.”

“Fammi il piacere, smettila Grace non essere stupida.”

“Mamma, Kat ed io stiamo insieme.”

Lei prende la tazza del mio caffè, la getta violentemente nel lavabo e mi dice:

“Da oggi non più, se vuoi restare in questa casa.”

“Non dirai davvero?”

“Io non voglio una figlia lesbica Grace.”

“Mamma non cambia niente cosa sono io.”

“Cambia per me.”

Sono uscita e sono passata di nuovo di fronte alla casa di Marylin. Ho pianto. Com’è potuto accadere che nessuno si sia accorto che lei stava per morire? Qualcuno l’ha mai veramente amata? Io ero fortunata ad avere Kat. Sì, fottutamente fortunata. Mia madre ha segnato una linea rossa con del nastro adesivo appena oltre la porta d’entrata della nostra casa. Un giorno, quando sono tornata da scuola, me l’ha mostrata dicendomi che la mia amica nella sua casa non sarebbe mai più entrata. Che importa, mi sono detta io. In fondo ho appena compiuto diciassette anni, certo non sono molti, ma penso che saprò cavarmela. Ho oltrepassato la linea tracciata da mia madre e me ne se sono andata. Ho pianto per l’ultima volta e attraversando Helena drive, ho fatto il segno della croce e ho chiesto a Marilyn di proteggermi per sempre.

Foto di Bert Stern, 23 giugno 1962 Bel Air Hotel Los Angeles

 

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