Racconti di vita

“Che cosa senti?”

12 Giugno 2015

“I bambini sono persone piccole che poi, ad un certo punto, quasi all’improvviso, diventano grandi”.

Durante la loro crescita sono indifesi, come piccole piantine che hanno bisogno di molte cure e sono come spugne asciutte che assorbono tutto. Parole e parolacce, umori e atteggiamenti, pensieri e sogni, sorrisi e risate, silenzi e lacrime. Lo sappiamo tutti, noi adulti, a volte però ce ne dimentichiamo. Altre volte abbiamo troppo poco tempo o troppi impegni per ricordarcelo. Dovremmo semplicemente guardarli, osservarli, ascoltarli per capirli un po’ di più. Soprattutto però dovremmo anche noi tornare ad essere persone piccole per vedere come vedono loro e parlare come sanno fare loro. Con parole e gesti semplici che fanno ridere e toccano il cuore…

“Mamma, perché porti gli apparecchi acustici?” mi chiede Emma in un giorno di sole, tra il verde della montagna.

“Per sentire” rispondo io guardandola dritta nei suoi occhi grandi e neri.

“Allora proviamo a toglierli per vedere cosa succede!” Capisco che è un gioco, una sfida ma anche un desiderio profondo come il mare di capire e conoscere.

“Ok, proviamo”. Mi sfila gli apparecchi e mi chiede “cosa senti?” ; “cosa senti”, rispondo io..

“Mamma, ma tu ci senti!!!” ” ma no amore, è che sei molto vicina e si, da questa distanza ti posso sentire…” Prova ad andare un po’ più in là e a girarti…

“…. …. …” Niente. “Ah ecco…” mi dice con un grande sorriso come se finalmente fosse riuscita a togliermi la maschera sotto la quale mi nascondo e a svelare così il mio segrete. Che ora è anche un po’ suo.

Facciamo lo stesso gioco con gli occhiali. Ed è la stessa identica situazione. Da vicino trovo subito le cose che mi chiede di cercare: i suoi occhi, la sua bocca e le sue orecchie. E’ sempre una questione di distanza. Occhiali e apparecchi mi permettono di vedere un po’ più in là. Di allargare un po’ il mondo. E’ un uomo quel signore là in fondo al giardino. E’ un clacson quel rumore che si sente al di là della strada. Io e le cose. Noi e le cose. Le vediamo e le sentiamo solo attraverso di noi. Come filtrate, come passate al setaccio per trattenere solo ciò che ci piace di più.

Non so quanto e cosa abbia capito e non so quanto io abbia voglia di farle capire. Cerco sempre di proteggerla. Di non farla diventare grande troppo in fretta. Non voglio che si (pre)occupi (per) di me. Ha solo cinque anni e l’incantesimo dell’infanzia dura già troppo poco.

Il mondo si divide in due categorie: “chi  pensa che diventare grandi è bello perché si è finalmente liberi e si può decidere tutto da soli” e chi, come me, lo confesso, dice e pensa esattamente il contrario: “che fatica essere grandi e liberi e decidere tutto da soli”. Cosa ci posso fare, adoro essere una figlia, un po’ coccolata, un po’ viziata. Tanto amata. Speriamo che Emma e Chiara non lo scoprano mai, cerco di essere furba e cerco di fare l’adulta. Forse mi viene anche bene. Poi in realtà mi piace, perché se non lo fossi non potrei essere mamma. Nel bene o nel male. Forse invece non mi viene bene ma mi piace molto e mi diverte e questa è l’unica cosa che conta.

Illustrazione di Silvia Ceresa

You Might Also Like

2 Comments

  • Reply crisula 12 Giugno 2015 at 8:24

    nel momento in cui i bambini fanno domande, sono pronti a ricevere le risposte.
    nel momento in cui chiedono “ma babbo natale esiste?” hanno già capito che potrebbe non esistere.
    si protegge il proprio figlio dicendo la verità.

    p.s. bellissima l’immagine. brava silvia ceresa.

    • Reply Laura Scatizzi 13 Giugno 2015 at 16:05

      “Happyness is real only when shared”, solo attraverso la verità possiamo davvero comprendere e condividere. Grazie Crisu.

    Leave a Reply