Libri

Le dodici tribù di Hattie

25 Settembre 2015

Ci sono libri che semplicemente ti capitano tra le mani. Di solito accade quando meno te lo aspetti, come sempre nella vita. Non ne avevi sentito parlare, non avevi letto nessuna recensione al riguardo. Un giorno, in libreria, cercando qualcosa che neanche tu sai ti cade l’occhio su quel libro e lo sguardo decide di fermarsi lì. Copertina bianca, delle figure, per lo più bambini da zero a vent’anni, stilizzate e molto colorate che si rincorrono. L’autrice ti è sconosciuta ma ultimamente non riesci a star dietro a nuovi autori o a nuovi romanzi di successo. Ti capita di leggere poco, hai poco tempo ma in fondo a te stessa cerchi sempre il romanzo che vale la pena leggere. Quello che ti tiene sveglio la notte o che diventa il motivo per cui alzarsi presto al mattino.

Ci sono personaggi che semplicemente esistono. Si insinuano nella tua vita e ti entrano dentro: possiamo vederli, possiamo sentirli parlare, viviamo nel loro mondo, vicini a loro. Anzi,  un po’ ci trasformiamo in loro. A volte ci somigliano, altre volte sono il nostro opposto. Eppure c’è qualcosa in loro che conosciamo perché in fondo è anche parte di noi. E’ come se gli esseri umani fossero delle piazze alle quali puoi arrivare tramite tante strade diverse. Attraverso romanzi e personaggi conosci e percorri nuove strade che ti portano in nuovi mondi.

Il romanzo di Ayana Mathis racconta la vita di Hattie attraverso quella dei suoi figli: dodici vite e dodici storie diverse e uniche come le persone che le vivono. Ogni capitolo porta il nome di uno o più dei suoi figli ed è ambientato cronologicamente dal 1925 al 1980. Nomi che segnano il destino di chi li porta e dei genitori che questi nomi hanno scelto per loro. Hattie è una donna di colore ai tempi delle lotte e delle rivendicazioni razziali negli Stati Uniti e incarna il sogno americano di libertà e riscatto seppur tra le innumerevoli difficoltà che la vita le infligge: morte e perdita, preoccupazioni e disperazione. E’ una donna che è cresciuta troppo in fretta, che forse ha avuto troppi figli, che ha lottato con coraggio e determinazione, che ha subito  tradimenti ma che anche lei ha tradito. Il suo personaggio non è sempre positivo, anzi ha molti lati oscuri, ha una corazza che la rende dura e distante, anche con i suoi stessi figli, ha una rabbia e una frustrazione che a tratti danno fastidio. Nonostante tutto questo non si può che volerle bene: è una donna vera, autentica che vive intensamente emozioni e dolori, la vita stessa insomma.

“(…) Eccoci qui, abbiamo lasciato la Georgia sessanta anni fa, è nata una nuova generazione, eppure abbiamo le stesse ferite e lo stesso dolore di un tempo. Non posso permetterlo. Scosse il capo. Non posso permetterlo”. Questo pensa Hattie nell’ultima pagina che chiude il libro.  Sono passati tanti anni, è diventata vecchia, è una nonna ormai che fa pace con alcuni dei suoi figli, compra finalmente la casa dei suoi sogni e si concede di amare e di essere amata…

 

 

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