Libri

Voci dal Novecento

2 Dicembre 2024

Ho avuto la fortuna di leggere quella che è stata definita la trilogia del Novecento di Viola Ardone un libro dopo l’altro, tutti d’un fiato. 

Effettivamente bisognerebbe proprio leggerli così questi tre romanzi, immergendosi nel fiume di queste tre storie. Dal 1946 si arriva fino ai giorni nostri. Non è però una storia lineare, ci sono incastri di date e personaggi, di luoghi e ide(ali)e. Il treno dei bambini e Oliva Denaro finiscono nei primi anni ’80 esattamente quando il terzo , Grande meraviglia, inizia. Spazi e salti temporali definiscono come atti di uno spettacolo teatrale le vite (le storie) vissute dai protagonisti.

Parola dopo parola, scena dopo scena, ambientazione dopo ambientazione, storia dopo storia si svela l’intreccio che disegna un bellissimo e perfetto mandala. La scenografia è la storia del novecento: lo scorrere del tempo che ha cambiato profondamente la società e la cultura dell’Italia e del mondo intero. 

Questa trilogia è ormai scolpita nella mia memoria culturale come altri grandi capolavori che l’hanno permeata nel corso della mia vita. Tra tutti: Novecento di Bernardo Bertolucci, La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana e la quadrilogia di Elena Ferrante.

“ (…) a volte ti ama di più chi ti lascia andare di chi ti trattiene”.

“La solidarietà è come una dignità verso gli altri“.

Il treno dei bambini, Viola Ardone

U M A N I T À , una parola da scandire per bene, ad alta voce, un sussurro che diventa piano piano un grido: lettera per lettera, da persona a persona. È l’umanità dell’immediato secondo dopo guerra. Il nord e il sud messi a confronto in un incontro: i bambini di Napoli e le famiglie dell’Emilia-Romagna. Il treno dei bambini di Viola Ardone è un racconto di vita e di formazione che dura quasi quarant’anni. I protagonisti sono Amerigo, Tommasino e tutti gli altri bambini del treno. Tutta la meraviglia del loro mondo che non perde la magia neanche sotto le macerie. I bambini sono così: maestri capaci di insegnarci a prendere la vita come viene. Si ride e si piange. È una storia che parla di perdita, di dolore, di lontananza, di silenzio, di incomprensioni e incomunicabilità ma anche di musica, di sogni, speranza e amore. Di solidarietà e di scelte che cambiano la vita. Per poi tornare al punto di partenza: ripercorrere le strade dell’infanzia per sciogliere i nodi e abbattere le barriere che tenevano lontano. 

“Finiamo per diventare come le nostre madri ci vedono”.

“Come si fa la solidarietà se ognuno se ne va per i fatti suoi?”.

“La grammatica serve anche a modificare la vita delle persone(…) dipende da noi, il femminile singolare, anche da te”.

Oliva Denaro, Viola Ardone

Questa storia inizia nel 1960, in Sicilia. Per capirla fino in fondo bisogna andare proprio lì, in quel luogo e in quel tempo. Per me è stato difficilissimo. Leggendo questa storia mi sono arrabbiata, indignata, sconvolta e scandalizzata. Sono nata nella seconda metà degli anni ’70 nel Nord Italia. Mia mamma è del 1943, nata e cresciuta in Brianza. Una realtà sicuramente molto diversa da quella di Oliva Denaro, la protagonista di questo romanzo. Mi ha però raccontato tante volte che per lei portare i pantaloni è stata una conquista, una rivoluzione. Un semplice capo di abbigliamento diventa un grido di affermazione e libertà . Era l’inizio degli anni ’60. Per i primi vent’anni della sua vita aveva portato, come tutte le donne allora, solo gonne e abiti. Un piccolo e semplice cambiamento nella storia del costume segna un’epoca. La storia di Olivia Denaro è per una donna di oggi come un pugno nello stomaco, uno schiaffo in faccia, un calcio violento. Potente e travolgente. Viola Ardone tenendoci per mano ci accompagna per le vie di quel paesino siciliano, fin dentro la casa, la famiglia e la vita di Oliva Denaro. Una ragazza come tante che si ritrova a dire no ad una mentalità e ad una legge che la vorrebbero sottomessa a quanto deciso da altri: lo stato, la famiglia, la società. Lei decide invece di essere libera di scegliere. Fine di una (brutta) storia, inizio di una nuova vita, la sua e quella di tutte le donne italiane. Finalmente vengono abolite due delle leggi più discriminatorie e sessiste della storia: il matrimonio riparatore e il delitto d’onore. Era il 5 settembre 1981. Avevo cinque anni. A pensarci mi corre un brivido lungo la schiena…

“Lei ha potuto scegliere, io no. Non proiettare piacere’, scegliere è una cosa molto sopravvalutata. Tante volte è la vita che sceglie per noi e non ci resta che seguire il flusso cercando di ammortizzare gli urti, evitando le buche più dure senza per questo evitare le tue paure”.

“La vera libertà è riuscire a immaginare la propria salvezza”.

Grande meraviglia, Viola Ardone

“Visto da vicino nessuno è normale “

Questa frase di Franco Basaglia è il manifesto di una battaglia rivoluzionaria che ha portato alla stesura della legge 180 e alla conseguente chiusura dei manicomi. Fine delle torture, fine degli orrori. Non è stato però così semplice. Una legge non è la bacchetta magica della fata smemorina che trasforma una zucca in carrozza. Una legge non basta. È solo il punto di partenza. Ci vuole tempo per cambiare la realtà. C’è sempre un periodo di transizione, quasi un limbo, e ci sono persone che guidano questo cambiamento. Elba e il “dottorino“ sono i protagonisti del mezzo mondo. Grande meraviglia racconta una storia di formazione e di redenzione, di dolore e di perdono. Di perdita/e . Racconta del mondo dentro e fuori dal manicomio tracciando confini non sempre netti né definiti. Mondi raccontati attraverso le vite dei matti e dei “mica matti“. Elba , Fausto meraviglia, la sposina, la Mutti, Gillette: Viola Ardone ci porta a vedere il mondo un po’ con i loro occhi e un po’ con i nostri tanto da confondere e confonderci. I pazzi sono loro o siamo noi? Cos’è la normalità? Chi e cosa la definisce?

La trilogia di Viola Ardone Scorre dentro di noi. Leggendola e vivendola attraverso le vite dei protagonisti come un grande fiume di parole, di immagini, di emozioni, di personaggi. Di date e numeri che si rincorrono e ricorrono: il gioco delle storie nella storia. Paesaggi interiori si stagliano sullo sfondo del nostro “bel paese”. I profumi e i colori del sud inebriano i sensi ma non la mente. Non ci resta che lasciarci trasportare come in un meraviglioso abbraccio …

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