Libri

Vestito buono e cuore cattivo

3 Novembre 2015

Scrivo solo di libri che mi sono piaciuti. Questo rende le cose più facili; per me che le scrivo e per voi che le leggete. Non scrivo recensioni di libri per lavoro: non devo dare giudizi circa il valore artistico, morale, etc. Cerco emozioni e sensazioni che possano spiegare e colmare bisogni e cerco storie che rapiscano la mia anima, per tornare bambina e avere così la possibilità di cambiare qualche cosa, rivivere qualcosa d’altro, sognare, giocare, soprattutto giocare e sperimentare. Me stessa e/o l’opposto.

“Tempo di imparare” è un libro importante. Magnifico. Intimo. Profondo. Racconta di un mistero, come può essere l’handicap, la diversità, la disabilità, con forza e realismo. E’ molto crudo ma poetico. E’ davvero una cosa e l’altra. Le difficoltà della vita con un handicap e la vita stessa. Nella sua essenza e profondità. “Così impariamo che ciò che per tutti è normale, per noi è bellissimo”. Questo è un compito difficile per uno scrittore: raccontare una storia unica e molto rara e contemporaneamente raccontare di tutti noi. Perché quella mamma potresti essere tu e quel bambino tuo figlio oppure tu potresti essere quel bambino con quella storia e con quella mamma. Fa male pensarci, figuratevi  a viverla.

Questa è una storia che ti cambia. Dalle prime righe del primo capitolo. Tira fuori la nostra rabbia primordiale di persone che non capiscono, non possono capire, non vogliono. E’ per istinto di sopravvivenza. Dopo, solo dopo, comprendi che è possibile. C’è un futuro possibile di gioie e condivisioni. Se non siamo disposti a immedesimarci e quindi a fare cambio, mai capiremo davvero. Se non siamo disposti a capire, mai sapremo ascoltare e guardare. Se non siamo disposti a soffrire, mai vivremo.

Trasuda dolore e bellezza. L’ho letto molto lentamente, cercando i momenti giusti, perché non è un libro facile. Nella scrittura e nei concetti. Si conosce solo ciò che si sperimenta. Ascolto questa storia che racconta di una mano piccola in una mano grande e non si capisce chi sostiene chi. Sembra che sia Arturo, il bambino, ad aver bisogno, a dover essere accudito, protetto…poi scopri che la sua mamma soffre, lui no. La sua mamma non capisce, non accetta, si dispera, e come si fa? Ha ragione lei. Da mamma ha ragione lei. Lui semplicemente vive. Lui è così come è e non chiede altro. Di poter essere se stesso. Nella sua diversità.

Nella foto riproduzione della copertina di Tempo di imparare, Valeria Parrella, ed. Einaudi 

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