Viaggiando per il mondo mi è capitato di arrivare in luoghi remoti e desolati, ai confini della realtà, almeno così come la intendiamo noi occidentali. Abitazioni estreme in condizioni estreme come in Guatemala: palafitte lungo il fiume Rio Dulce che percorre la giungla tropicale alla volta della Finca Tatin, nelle periferie delle grandi città del sud America, nei villaggi rurali del Rajstan indiano, nei villaggi-presepi sul tetto del mondo, in Ladakh …
In tutte queste situazioni ho sempre pensato a come sarebbe stata la mia vita se fossi nata lì. Non avrei portato gli apparecchi acustici e non avrei sentito. Non avrei quindi potuto sviluppare il linguaggio. La mia vista sarebbe peggiorata velocemente senza gli accorgimenti che da vent’anni adotto per proteggere quel che rimane della mia retina, occhiali con lenti speciali che assorbono le radiazioni UVA e l’assunzione di una pastiglia di vitamina A al giorno. La qualità della mia vita sarebbe molto inferiore. La cultura avrebbe fatto il resto: in condizioni di povertà ed ignoranza non c’è l’attenzione e la protezione all’infanzia e alla diversità. Esiste una selezione naturale che fa emergere solo i più forti e i più sani. E’ atroce ma è la legge della sopravvivenza.
Quando ho visitato la mostra di Steve Mc Curry alla Villa Reale di Monza ho rivissuto tutti i miei pensieri. Lo “stupore”, insito nella natura stessa della fotografia, mi ha portato sia in luoghi lontani che dentro di me. Per dirla alla Roland Barthes, la fotografia ci permette, di fronte al ritratto del fratello di Napoleone, di poter dire: “ho visto gli occhi di chi ha visto l’imperatore”. Negli sguardi dei volti fotografati da Steve Mc Curry c’è un’anima e una storia che raccontano di un mondo lontano dal nostro che non dà a tutti gli stessi strumenti e gli stessi diritti.
“(… ) Naturalmente in trent’anni di carriera ho perso più di una macchina fotografica, ma le innumerevoli volte in cui ho sfiorato il peggior e un paio di autentici disastri, non sono riusciti a raffreddare la mia passione per la fotografia e per i viaggi, che mi hanno portato in luoghi di sorprendente bellezza, ma anche in altri che vorrei dimenticare. (…) Nel corso della mia carriera ho scattato migliaia di fotografie, la maggior parte delle quali non è mai stata pubblicata, ma oltre a queste esiste un altro archivio, quasi altrettanto vasto, formato da materiali non fotografici. (…) Il libro “Le storie dietro le fotografie”, collana PHAIDON ed. Electa, è il resoconto di queste esperienze, ma anche delle storie non dette che ci sono dietro. E’ un tributo ai luoghi in cui sono stato, alle cose che ho visto e alle persone che ho conosciuto.”
Grazie alla fotografia, che ci permette di viaggiare per il mondo con altri occhi ma con il nostro cuore…
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