Storie dal mondo

Profumi dal Maghreb

28 Ottobre 2024

Viaggiate che sennò poi diventate razzisti
E finite per credere
Che la vostra pelle sia l’unica ad aver ragione
Che la vostra lingua è la più romantica
E che siete stati i primi ad essere i primi
Viaggiate che se non viaggiate
Poi non vi si fortificano i pensieri
Non vi riempite di idee
Vi nascono i sogni con le gambe fragili
E poi finite per credere alle televisioni
E a quelli che inventano nemici
Che calzano a pennello con i vostri incubi
Per farvi vivere di terrore, senza più saluti
Né grazie né prego né si figuri

Viaggiate che viaggiare insegna a dare il buongiorno a tutti
A prescindere da quale sole proveniamo
Viaggiate che viaggiare insegna a dare la buonanotte a tutti
A prescindere dalle tenebre che ci portiamo dentro
Viaggiate che viaggiare insegna a resistere, a non dipendere
Ad accettare gli altri non solo per quello che sono
Ma anche per quello che non potranno mai essere

A conoscere di cosa siamo capaci
A sentirsi parte di una famiglia
Oltre frontiere, oltre confini
Oltre tradizioni e cultura
Viaggiare insegna a essere oltre
Viaggiate che sennò poi finite per credere
Che siete fatti solo per un panorama
E invece dentro di voi
Esistono paesaggi meravigliosi
Ancora da visitare

Gio Evan 


Erano anni che desideravo andarci. Da quando è uscito il film Marrakech Express di Gabriele Salvatores. “Erano anni che non mi divertivo così… Cos’erano? ANNI”. Alzi la mano chi, della mia generazione, non ha mai pronunciato queste parole. Ho sempre amato viaggiare e ho avuto la grande fortuna di nascere in una famiglia di viaggiatori. Ho raccolto questa passione e l’ho radicata dentro di me, come si fa quando si trapianta un albero. Un viaggio è prima di tutto un incontro: con l’altro da sé, con un nuovo paese, una nuova cultura, nuovi piatti e tradizioni. Soprattutto è un incontro con sé stessi; il modo migliore, quello più autentico e profondo, per misurare i propri limiti e i propri confini.


Come posso non amare follemente, perdutamente e profondamente con tutta me stessa un luogo dove riuscivo a vedere meglio di come vedo qui dove vivo. Voi non ci crederete, se non l’avessi visto con i miei stessi occhi non ci crederei neanche io. Potrei darvi una spiegazione razionale che però non so dare. Forse la luce, la mancanza dell’inquinamento, il fatto che ho utilizzato molto meno il cellulare rispetto alla mia quotidianità. Forse ero più rilassata, ma credetemi è stato veramente incredibile poter tornare a vedere un po’ di più, un po’ meglio, anche se di poco, anche se per poco.
Quando ho messo piede in Marocco ho realizzato che erano cinque anni che non uscivo dall’Europa. Il mondo mi era mancato come l’aria. Mi era mancato arrivare in un posto sconosciuto e cercare di coglierne ogni aspetto: colori, odori, sapori, suoni, vibrazioni.

La Medina

Il Muezzin che intona con voce musicale e penetrante l’invito alla preghiera dall’alto del minareto. Una voce che trasporta i fedeli musulmani alla moschea e tutti gli altri in un tempo antico dove i ritmi della vita erano scanditi dai riti. Il labirinto infinito a perdita d’occhio del Suk. Una moltitudine di stradine e piazzette con negozi e bancarelle. Una folla di persone di ogni etnia immerse in un fare, in un andare. Il rumore di qualche motorino che tenta di farsi largo tra i passanti sovrasta il loro vociare. Jemaa el-Fna, la grande piazza al centro della Medina circondata da palazzi, sovrastata dal minareto, che cambia colore e faccia ad ogni ora. Più di tutto però la Medina di Marrakech è un profumo. Anzi una moltitudine di profumi e odori che si mischiano nell’aria, permettendomi di identificarla nella mia mente per sempre. Ho scoperto che l’olfatto è un senso emozionale e non razionale. Viene elaborato nella stessa parte del cervello dalle quali scaturiscono le emozioni. Non viene filtrato dalla ragione, non viene ridotto agli schemi razionali della nostra mente. Potremmo definirlo un senso puro. L’aria della Medina è un’immersione in un profumo indelebile e identificativo. Un misto di spezie, fiori, sole, profumi e incenso, legno, terra e polvere, animali di ogni genere, cibo cotto e crudo. Soprattutto, come un collante la aroma del tè marocchino che viene versato a fiumi da eleganti teiere d’argento. Profumi e odori Ti invadono e a volte investono e ti avvolgono per non lasciarti più.

L’Hammam

Quella parte della Medina è tutta bianca. Le case e le strade bianche. Sono vicoli più stretti incastrati tra loro. Ad un certo punto svoltiamo in una strada senza uscita. Due porte nere ci guardano silenziose. C’è pochissimo rumore. È un luogo più nascosto e segreto del resto della Medina. Il grande e pesante portone nero con la targa in oro si chiude dietro di noi. Entriamo in un luogo senza tempo. Un profumo dolcissimo ci accoglie insieme all’immancabile tè. Non ci sono altre persone oltre a noi e alle donne che lavorano nell’ Hammam. Il cortile interno ci avvolge insieme al silenzio. Qualche raggio di sole penetra dall’alto giocando con i muri e le piante. Ci spogliamo, pronti ad immergerci in questa esperienza profonda e travolgente, mistica e spirituale. Trascendente. Sdraiata sul marmo, il corpo trattatato con sale e olii, la pelle vecchia staccata con forza da mani sicure, il calore del vapore mi trasporta in una dimensione in cui piano piano la coscienza si stacca dal corpo. Ne esci diverso, rinato, rinnovato, rigenerato… con la mia nuova seconda pelle, una nuova seconda vita mi aspetta. Cammino tra i veicoli e non sono più la stessa.

Il deserto

Lasciarsi alle spalle colori, odori e rumori. Piano piano ogni segno di vita umana scompare per lasciare spazio all’infinito. Un orizzonte di giallo kaki e sabbia. Distese di terra spaccata, arsa dal sole lasciano spazio a dune morbide e sinuose come il corpo di una bellissima giovane ragazza. Dopo alcune ore il giorno muore sulle dune e le colora di arancione. La notte arriva piano piano ma inesorabile; lava via i colori da ogni cosa e lancia stelle nel cielo come un bimbo capriccioso. Una furia dolce trasforma il mondo in una culla. Le stelle…Non le vedo più da molti anni ma sento sopra di me un’energia potente che parla la lingua dell’universo. Qui di fronte a questo apparente nulla, più che mai. 

Il saluto 

Ho un’ultima immagine che conservo nel cuore. Come una foto perfetta: l’inquadratura, la luce, la bellezza di un attimo immortalato e cristallizzato nella memoria per diventare un ricordo. 
Con le valigie pesanti nelle mani, piene di regali e sogni, ogni passo mi risulta più difficile e faticoso. Non voglio andare via. Percorro il corridoio buio del Riyad. Davanti a me aprono il portone finemente decorato. Uno scorcio sulla vita di Marrakech squarcia il buio dei miei occhi: la strada inondata dalla luce del mattino e bambini in bicicletta che si rincorrono ridendo. Li guardo incantata e rido anche io. 

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2 Comments

  • Reply Kia 28 Ottobre 2024 at 8:05

    Che meraviglia… per un attimo mi sono sentita lì con te, immersa nel profumi, nella luce e nei colori fantastici che ci sono a Marrakech. Un posto magico che resta nel cuore. Grazie mille per questo regalo inatteso! Ed è profondamente vero, se tutti viaggiassimo di più ci sarebbe più amore e uguaglianza. 🙏

    • Reply Laura Scatizzi 10 Novembre 2024 at 15:28

      Ciao Chiara, grazie per le tue parole. Solo chi c’è stato può comprendere nel profondo questa esperienza. Solo chi ama viaggiare può aprirsi veramente all’altro in un modo unico, speciale e totale. Un abbraccio, Laura.

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