Racconti di vita

Noi e Voi

31 Marzo 2015

E’ l’errore che facciamo sempre, di ricondurre tutto lì. E’ inevitabile. Fa parte di noi, definisce la nostra identità. Non importa ciò che hai realizzato, quanta strada hai percorso, al buio o sotto il sole. Tutto inizia da lì. Sarà difficile spiegare e sarà difficile capire. Per voi che siete altro e partite da altro. Per voi che non avete un qualcosa, trauma o malattia, che ha condizionato parte o tutta la vostra vita. Decidete tutto voi e tutto dipende da voi. Per me e per tutti quelli come me è un po’ diverso.

Non ricordo il momento in cui ho realizzato tutto questo. Per anni la mia diversità era in quello che facevo. Credo sia stata una grande fortuna: tutto quello che ho, non si vede. Eppure quanto pesava dentro. Non è che se una cosa non si vede non esiste. Questo è un punto fondamentale. Poi sono arrivate le mie figlie. Due femmine. Per loro  ho fatto cose che mai avrei immaginato. Ho trovato la forza dentro e ho dato amore. Da me verso di loro, verso il mondo, verso la vita.

Quando ero incinta di Emma, la mia prima figlia, desideravo solo che fosse sana, che vedesse e sentisse. E’ stata una grande felicità scoprire che non c’era niente da scoprire, da diagnosticare. Tutto andava bene per lei, per noi. Quando hai figli e li hai voluti e li ami, importa solo che stiano bene e che siano felici.

Solo dopo, quando i figli crescono, ti mettono di fronte a te stesso, come nudo davanti ad uno specchio. Con le tue imperfezioni, con le tue cicatrici ma anche con la tua bellezza, i tuoi colori, i tuoi odori. Insomma a te stesso: a tutto quello che sei stato e a quello che sarai o meglio, che vorrai essere.
Forse dovrai lottare un po’ di più per arrivarci: un po’ di sudore, un po’ di fatica, tante risate e tanti pianti.

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2 Comments

  • Reply Lorena 22 Luglio 2015 at 16:32

    La mia Amica Laura, “quella del laboratorio” !

    Conosco Laura da una decina di anni.
    Per me, per i miei cari e per le persone che frequento è sempre stata la mia Amica Laura, “quella del laboratorio”. Così l’ho sempre identificata se per caso mi ritrovavo a parlare di lei, di noi, delle nostre chiacchierate e delle serate spensierate trascorse insieme. Quando Laura ha chiuso il laboratorio di Lissone e ha aperto questo blog mi sono resa conto, forse per la prima volta, che avevo un’Amica portatrice di handicap. Non lo avevo mai realizzato ! Non perché non fossi a conoscenza della sua sindrome, ma perché per me la sua malattia non è stata mai invalidante. E non certo per merito mio. Ma semplicemente per come Laura me l’ha sempre fatta percepire o “vedere”. Per me del resto Laura ha solo due semplici limiti: 1) la sera non guida la macchina a causa dei suoi problemi alla vista e quindi io so che se usciamo la devo passare a prendere e riportare a casa, 2) quando parliamo devo prestare attenzione a parlarle vicino e a porgerle le cose nel suo campo visivo. Fine della trasmissione. Certo, facile per me descrivere i suoi limiti in modo così semplice, non li subisco io direttamente e qualcuno potrebbe a ragion veduta tacciarmi di superficialità per questo, ma pensandoci bene io credo che sia il modo giusto di pormi nei confronti di un’Amica che non ha mai fatto pesare in alcun modo il suo modo di essere, che non si è mai lamentata delle sue difficoltà e che con coraggio ha saputo accogliere e convivere con la sua malattia non facendola percepire come tale agli altri. Basti pensare che per il suo ultimo compleanno io ed altre mie due amiche, “stordite” quanto me, le abbiamo regalato una serata alle Terme. In un colpo solo, senza pensare alle conseguenze di una scelta davvero scellerata, l’abbiamo resa cieca come una talpa e sorda come una campana. Ma lei, con un invidiabile “aplomb zen” si è goduta in religioso silenzio il bagno turco (avendo dovuto privarsi dell’apparecchio acustico per via dell’umidità) e si è fatta condurre per mano “docile come un agnello” lungo i corridoi già bui della nostra SPA. Cara Laura, le vere portatrici di handicap siamo noi, altro che ! Dimostrazione questa di quanto per me e per noi tutte Laura non abbia limiti e di come lei affronti ogni sfida col sorriso sulle labbra. Laura è davvero sempre stata al passo con i tempi, anzi è sempre stata “più avanti” su tutto. La sindrome di Usher avrà anche limitato la sua vista e il suo udito, ma non la sua capacità di vedere e di sentire col cuore. Laura è da anni il nostro punto di riferimento. Se abbiamo bisogno di un consiglio, lei sicuramente sa leggere nei nostri cuori meglio di chiunque altro e soprattutto è in grado di offrire un suo personale punto di vista sempre lucido ed obiettivo. In sostanza e senza tanti giri di parole, sono molto orgogliosa di esserLe amica e ringrazio il Signore di avermela fatta incontrare lungo questo cammino.
    Cara sindrome di Usher, alla mia Amica Laura, “quella del laboratorio” non ci fai proprio un baffo !!!!

    • Reply Laura Scatizzi 23 Luglio 2015 at 22:26

      Ad un commento così, che un pò fa piangere e un pò fa ridere, prima di tutto dico a Lorena, la mia amica “sex and the city”, come chiamo con mio marito il gruppo delle mie tre amiche stordite più una, cioè io; GRAZIE! Sapete ormai che io NON credo nella casualità delle cose che accadono e quindi, anche se a volte non è sempre facile, io delle amiche così me le sono meritate. Mi hanno sempre accettata per come sono, loro dicono che è merito mio, io dico anche grazie a loro che quando ancora non avevo un amore nella mia vita, mi hanno fatto sentire amata e accettata per quel che sono, con tutto quel che sono. Mi hanno insegnato a non prendermi troppo sul serio e a ridere, sempre, tanto, di quasi tutto…E’ bello camminare con te, con voi “sex and the city”, lungo questa meravigliosa vita. Grazie di cuore!

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