L’handicap è solo dentro di noi. Non si vogliono ovviamente negare i limiti e le difficoltà oggettive insite in una disabilità, sono reali e si vivono e si “sopportano” quotidianamente. Si vuole invece mettere l’accento sulla differenza tra limite fisico e handicap che tocca invece aspetti emotivi, psicologici e sociali.
Si tratta infatti dell’immagine sociale collettiva che gli altri hanno di noi e che noi stessi interiorizziamo.
In letteratura scientifica non esiste molto materiale che analizzi l’argomento “maternità ed handicap”. L’ho scoperto io stessa nel 2009, quando sono rimasta incinta la prima volta. Si trova moltissimo materiale sull’handicap in generale ma si tratta sempre di ricerche, studi e pensieri di genitori normodotati che hanno figli con disabilità varie (motorie, sensoriali, psichiche).
Forse, speriamo, siamo ad una svolta.
Una bravissima giornalista, Valeria Alpi, responsabile della rivista specializzata ACCAPARLANTE, ha affrontato il tema della maternità dal punto di vista del portatore di handicap. La Alpi ha condotto due ricerche che hanno prodotto due lavori diversi ma affini: la prima del 2005 racconta, attraverso interviste, aspetti pratici, emotivi e relazionali della mamma con disabilità motorie; l’altra del 2012 affronta invece l’handicap sensoriale specificamente legato alla vista. Ho vissuto sulla mia pelle i temi affrontati da Valeria e le sue parole mi hanno profondamente toccato.
“Per quanto riguarda i limiti psicologici, la donna disabile può avere tutta una serie di paure e tabù sul proprio corpo e la propria sessualità. Inoltre l’immagine collettiva è quella di una donna abile a prendersi cura del figlio, e la donna disabile può sentirsi non abile in questo senso. Infine c’è il problema della propria autonomia. Nel senso che una donna disabile nel corso della vita può avere acquisito determinati spazi di autonomia per se stessa, ha imparato a convivere con il proprio deficit. Mentre può risultare molto faticoso scoprire che l’autonomia che si è acquisita per se stesse non è più valida in relazione ad un figlio (…) e quindi deve compiere una rielaborazione di se stessa e del proprio essere.
(…) Infine per quanto riguarda i limiti sociali (…). I genitori (che fanno fatica a percepire i propri figli come persone adulte), ma soprattutto la società in genere, l’entourage (vicini, amici e colleghi) non sono preparati all’idea di una donna disabile con figli e soprattutto il fatto che una donna disabile voglia un figlio viene considerata un po’ una follia. In generale mancano nella società delle immagini culturali di riferimento, non c’è l’immagine collettiva della donna disabile con figli”.
E qui entrano in gioco gli schemi mentali e i pregiudizi di tutti noi; qui si misura, io credo, l’evoluzione della società stessa. Che siano la diversità e l’unicità di ognuno di noi il vero patrimonio collettivo sociale. ” (…) ci auguriamo che le generazioni future possano considerare l’immagine della donna disabile con figli (…) come un diritto tra tanti diritti.”
dicembre 2009- 38ma settimana-
Mi ero ripromessa di scrivere in questo diario tutte le emozioni e i pensieri che avrei provato durante la gravidanza. Sento però che il mio istinto di protezione vorrebbe nascondere una parte dei miei sentimenti più negativi. Invece mi sforzo perché secondo il mio personale pensiero filosofico, il mondo, la vita e l’uomo stesso sono luce e ombra, bianco e nero, bene e male. Il segreto della vita è la ricerca dell’equilibrio tra queste due sfere.
Il regalo più grande che possiamo, vogliamo farti, dopo l’amore, è la verità. Quello di dirti sempre la verità sulle cose, sul mondo e su di noi. Rispettandoti: nei modi e nei tempi più indicati per età e personalità. Sembra banale ma sono sicura che non sarà semplice.
Amore mio, ecco le mie preoccupazioni. sono sicura che sono tra le più comuni. quelle che tutte le donne nella mia stessa situazione, provano.
Riguardano ovviamente il parto in sé, che vada tutto bene per me e per te. Spero in una sofferenza limitata ma soprattutto, siccome so che finisce, che sia happy end…
Spero che tu sia sana. Perfettamente sana. Nel senso più materiale e fisico del termine.
Di riconoscerti almeno un pò come mia, nostra. Di vedere una parte di me in te. Questo mi aiuterebbe a…ma no, non mi aiuterebbe a fare o dire niente di diverso da quello che farò e sentirò quando, finalmente, ti vedrò.
39ma settimana
L’emozione è ormai l’unica ospite del mio cuore. Piango spesso e i pensieri si affollano uno dietro l’altro. Sono immagini di te e di noi insieme a te. Insieme e felici.
Non ho paura. Qualche preoccupazione forse…
Vedo tutti gli altri bambini e mi sembra che sarò incinta per tutta la vita. E’ il tempo giusto di attesa per maturare e prendere consapevolezza di quel che saremo. Non ci sono più desideri, questo è il momento dell’essere che si realizza. Noi siamo, per quanto possibile, pronti. Aspettiamo solo te…
http://www.accaparlante.it/articolo/mamme-nessun-aggettivo-dopo-il-punto
No Comments