Interviste

Expo Milano 2015

20 Luglio 2015

Scrivo per tutti quelli che non hanno ancora deciso se andare a Expo Milano 2015: andateci, è bellissimo! Mi spiace per i detrattori, per i maligni, per i gufi, per chi ne ha parlato male (intanto ne hanno parlato!), per tutti quelli che non credevano che…..ma Expo è un successo. Ci sono stata  a due mesi dall’apertura, in piena estate, durante quei giorni di caldo africano che ha investito e travolto Milano. Non importa se per arrivare ho impiegato dalla vicinissima Brianza un’ora e mezza di treno causa malore di un passeggero, così ha spiegato, scusandosi, Trenord.

Appena entrata ho capito di essere arrivata in un altro  e nuovo mondo. Tanta gente, di ogni tipo, di tanti colori che proviene appunto da ogni parte del nostro pianeta. Tutti belli, nel senso platonico del termine, autentici, veri. Vanno di fretta, si fermano, lavorano, ridono, parlano. Quel giorno e a quell’ora in cui ci sono stata io, c’era davvero tanta gente, non troppa, non poca, la quantità giusta per non sentirsi soli e quella perfetta per non rimanerne soffocati. Expo parla e racconta di tutti noi in questo nostro tempo. “La terra è un solo paese, siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino”, diceva già ai suoi tempi Seneca. Speriamo di riuscire a tradurre il concetto, la teoria in azione, in fare. Si tratta di un imperativo urgente.

Expo è vita, riproduce la vita, inneggia alla vita. Parola e concetto che si ripete e si respira in ogni dove: nel tema e payoff: nutrire il pianeta, energia per la vita; nei giochi di luce e colori dell’albero della vita e nello spettacolo al Lake Arena del Cirque du Soleil chiamato per l’occasione Allavita!

Tra tutto vi descriverò solo il padiglone zero perché mi sembra rappresentativo di ciò che si può vedere e vivere all’EXPO. Altri bravissimi blogger hanno già ampiamente descritto pregi e difetti di ogni padiglione e cluster. Il mio intento è in realtà un altro e ve lo svelerò tra poco. 

Il padiglione zero sul quale campeggia la scritta “Divinus halitus terrae” è la prima struttura che si incontra all’ingresso ovest ed è un vero e proprio viaggio, un lungo racconto che parte dalla nostra Italia rappresentata con l’opera monumentale di statue e cassetti semiaperti realizzata finemente in legno, alle proiezioni di spazi incontaminati di bellezza mozzafiato. Il percorso è obbligato, si passa dalla sala delle spezie e frutta agli strumenti di lavoro della terra; passando attraverso una piazza (il centro del nostro spazio urbano e sociale!) che ricorda un quadro metafisico di De Chirico, circondata da “trulli” riprodotti con assi di legno e molta ingegneria per arrivare alla grande sala degli schermi che avvertono della catastrofe imminente. L’ultima sala che ci porta idealmente per mano all’inizio del grande viale di Expo, il decumano, è riservata ai co-abitanti di questo pianeta: gli animali. Statue bianco candido riproducono tutte le specie in una danza ideale intorno ad un fuoco immaginario.  

Vorrei adesso proporvi un punto di vista particolare, dall’interno, di chi a EXPO ci lavora da mesi pur non facendo parte del comitato. Elena Milani è una persona speciale con cui ho avuto il piacere di lavorare qualche anno fa. Adesso è produttore esecutivo presso RAI EXPO MILANO.

Ciao Elena. Grazie per avermi concesso quest’intervista. Cosa significa EXPO per la città di Milano?

Secondo me EXPO è una grande opportunità. Sento sempre critiche e lamentele ma io credo che abbia dato alla città la possibilità di dimostrare di poter realizzare un’evento di grande portata. Fai conto che un mese prima dell’apertura, io non ci credevo. L’area era un vero e proprio cantiere, con le gru e quant’altro. Noi come RAI abbiamo realizzato un bellissimo documentario sulla storia del cantiere. Poi per un mese hanno chiuso le porte ai media, tutti ci chiamavano per avere immagini recenti ma noi siamo potuti entrare solo il 1 maggio, il giorno dell’inaugurazione. Tra l’altro la disorganizzazione è stata grande, non siamo riusciti a predisporre gli accrediti per tutti però quando sono entrata sono rimasta senza parole. Ovviamente c’era qualcosa che non era finito ma rispetto alla possibilità di “camouflage”, di spendere milioni e milioni di euro per camuffare tutte le cose che non erano state finite, questo non è successo. I padiglioni erano quasi tutti completi e così sono riusciti a partire. Nell’arco dei dieci-quindici giorni successivi era tutto a posto. Ci hanno lavorato migliaia di persone e quindi è stata una grande opportunità per le imprese italiane e straniere di dare lavoro e far girare l’economia, di portare una ventata di novità, di ottimismo, anche troppo forse. C’è chi ha creduto di arricchirsi con l’EXPO perché i numeri di cui si parlava all’inizio secondo me erano un po’ sovrastimati però io credo che sia stata comunque un’opportunità per far parlare di Milano in tutto il mondo, per visitare la città e non solo per fare shopping. Per me EXPO è una cosa molto positiva, con tutti i suoi difetti.

Cosa ti è piaciuto di più e cosa ti è piaciuto meno?

Ovviamente non è tutto bello, non tutti i padiglioni hanno lo stesso appeal e non tutti hanno centrato il tema. La cosa che mi è piaciuta meno sono i cluster, questi piccoli stand a tema dedicati al caffè, al cacao, etc… Io trovo che siano poco attinenti, sono stati allestiti abbastanza semplicemente con poche foto e depliant del paese, senza sviluppare il tema, quasi fossero spazi promozionali per farsi vedere e conoscere. Insomma una promozione turistica tout court , che non è affatto quello che vuole essere l’EXPO. Dall’altro canto, parlando invece di una cosa molta bella, che mi piace e che colpisce tutti, sono i NATIONAL DAY. Soprattutto quelli dei paesi africani, durante i quali vengono messe in scena parate e danze che sono una vera gioia per gli occhi e per il cuore. Questi paesi arrivano con i loro tessuti, con i loro colori, con strumenti musicali come i tamburi e le loro danze, credetemi che rimangono tutti a bocca aperta. Ho la fortuna di vivere EXPO quotidianamente e li vedo tutti i NATIONAL DAY e questo aspetto folcloristico di ogni paese è bello, è una cosa che mi attrae e ripeto, mi piace molto. Consiglio anche di vedere il Cirque du Soleil perché ne vale davvero la pena, è una spettacolo affascinante e unico; loro sono davvero bravissimi.

Vivendo EXPO quotidianamente hai la possibilità di vedere la reazione dei visitatori. Come la descriveresti?

La maggior parte delle persone è entusiasta. Noi chiediamo, quasi quotidianamente attraverso le vox populi, opinioni e pareri.  Le risposte sono quasi sempre positive, è più il preconcetto di chi non viene. Visitano, piace, si divertono, La critica che molti muovono è: “noi ci aspettavamo che si parlasse di più del tema invece è un baraccone del divertimento”. Io che ho un punto di vista interno senza essere parte di chi ha organizzato il tutto, vi dico che questo non è vero perché all’EXPO si parla moltissimo del tema, il problema è che alla gente comune non interessa. La maggior parte delle persone cerca l’impatto, il padiglione bello, quello che ti colpisce per le sue caratteristiche tecnologiche o concettuali ma vi assicuro che quotidianamente vengono organizzate interessantissimi eventi, tavole rotonde e conferenze che trattano del tema. Forse l’errore è che tutto questo non viene molto pubblicizzato, pensate che gli organizzatori ci mandano l’agenda della giornata solo il giorno prima. Anche noi media facciamo fatica a coprire gli eventi perché vengono comunicati con troppo poco anticipo. Altra nota negativa è legata alle code. Molti si lamentano perché è organizzato male, in realtà i padiglioni più importanti danno la possibilità di prenotare l’entrata. Chiaramente per visitare EXPO ci vuol del tempo. In ogni padiglione ci sono addetti che spiegano come è stato interpretato e sviluppato il tema e quindi richiede almeno una mezz’ora per essere visitato. E’ chiaro che per visitare, non dico tutto ma una buona parte dell’esposizione, occorre più di una giornata.  Qualcuno viene dopo le 19 perché si paga l’ingresso ridotto ma la sera molti padiglioni sono chiusi. In ogni caso si trascorre una bella serata, con una bella atmosfera; c’è tanta musica e si possono provare molte cucine diverse. Il bello di lavorare dentro l’EXPO è che posso provare sapori nuovi ogni giorno e questo è un’aspetto bellissimo. Il cibo è una parte importante dell’EXPO e in questo soddisfa appieno ogni curiosità. 

Tu sei un produttore RAI da tanti anni. RAI e EXPO. Una grande collaborazione e comunicazione integrata. Cosa ci racconti in proposito? 

La RAI ha fatto un grande lavoro per l’EXPO. La RAI permette a tutte le tv straniere di attingere al patrimonio aziendale, soprattutto da un punto di vista tecnico, ha uno studio polifunzionale, ha diversi studi a disposizione dei media stranieri per collegamenti con il paese d’origine. La RAI copre per EXPO tutti gli eventi che ritiene più importanti e che vengono messi sul satellite e resi disponibili per tutti coloro che richiedono immagini e informazioni in merito. Poi c’è RAI EXPO, per la quale svolgo il mio lavoro di produttore esecutivo e si tratta prevalentemente di servizi, quindi di materiale audio e di immagini, realizzati ad hoc per il web site dedicato ad EXPO “www.expo.rai.it”. Naturalmente funziona anche da supporto interno per programmi e canali tv e radio (come i tg o programmi di approfondimento e d’informazione) che non possono realizzare il materiale in prima persona. Devo ammettere che è stato fatto un’ottimo lavoro da parte dei miei colleghi che hanno allestito lo spazio RAI all’interno del media center in pochissimo tempo e in modo molto professionale.

Al di là delle polemiche a EXPO ho visto molte categorie deboli, come disabili e bambini. Questo significa che i servizi sono efficienti e che l’evento è da non perdere. Sei d’accordo con me?

Si, bambini di sicuro. Ci sono tanti settori a loro dedicati con giochi molto particolari e c’è il Children Park ma i padiglioni stessi insegnano a non sprecare, ad avere rispetto ed attenzione per il pianeta e le sue risorse. I messaggi per i bambini sono tantissimi e tutti positivi. Per quanto riguarda i disabili hanno messo a disposizione, a pagamento, delle macchinette elettriche per coprire le distanze che sono davvero molto grandi. Sempre nell’ambito della disabilità, hanno realizzato nel padiglione Italia un percorso tattile e uditivo completamente al buio, una piccola cosa molto efficace per sensibilizzare le persone sulla condizione di cecità. Io penso che in generale l’EXPO sia una manifestazione per tutti.

Per concludere, vorrei chiederti che cosa ci sarà dopo EXPO. 

Naturalmente il dibattito è in corso tra comune e altri enti. L’area è stata bonificata, sono stati spesi molti soldi in infrastrutture e quindi sarebbe assurdo che tutto questo venisse sprecato e abbandonato a se stesso. Adesso ci saranno dei bandi per capire cosa farne, si è parlato dello stadio del Milan, di fare teatri ma l’ipotesi più accreditata è che possa diventare una cittadella universitaria per le università di tipo scientifico, che avrebbe un suo senso. Per certo ti posso dire che non rimarrà così. Alcuni padiglioni hanno già predisposto il trasferimento della struttura in patria dove verrà riallestita in modo permanente. Molti padiglioni sono stati costruiti con materiali di riciclo, lo stesso padiglione Italia è stato fatto con materiali particolari, ad alta sostenibilità, prodotti attraverso moltissimi esperimenti. Detto questo, speriamo davvero che venga realizzato un qualcosa di utile per la collettività piuttosto che una zona residenziale per esempio. Vedremo…

 

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