Ci sono giorni in cui vorrei essere come quegli oggetti che hanno la base arrotondata e che non cadono mai. Si possono spingere e strattonare da una parte all’altra e loro, come per magia, rimangono sempre in piedi. I bambini li hanno a forma di tutti i personaggi che amano di più, li adorano, ci giocano, divertendosi e stupendosi di tanta forza e particolarità. Il nome della legge che regola questo principio è equilibrio indifferente. L’equilibrio che permette indifferentemente di non cadere mai…
Ne avessi un po’, lo userei. Ne avessi tanto, lo regalerei. Immagino un mondo di uomini che se ne vanno in giro ciondolando senza farsi male. Ci si da la mano, ci si abbraccia, ci si bacia ondeggiando di qua e di là…come bambù che si piega e mai si spezza.
Il kirigami è l’arte di intagliare e piegare un foglio di carta per ottenere forme tridimensionali, vere e proprie opere d’arte. Deriva del giapponese “kiru” che significa tagliare e “kami” che vuol dire carta. Ci sono dei giorni che vorrei essere come quei fogli di carta sagomati in perfetta armonia ed equilibrio. Una fila di bambini identici che si rincorrono tenendosi la mano, una fila di alberi che formano una foresta ideale, forme geometriche incastrate l’un l’altra che decorano stanze per le feste. Equilibrio ed armonia si fondono fino a creare bellezza.
Entro nello studio del mio nuovo oculista. È’ giovane, serio, intraprendente e ambizioso quanto basta per avere idee interessanti e la motivazione per realizzarle. Gli racconto un pò la mia storia personale e clinica. Arrivo al punto della mia mobilità; vedo ancora abbastanza bene da guidare ma molto raramente e solo in buone condizioni. Mi risponde senza cambiare tono che è semplice stabilire se sono ancora in grado di farlo, non dipende nè da me nè da lui. Basta fare un campo visivo elettronico il cui risultato stabilisce se per legge posso ancora guidare o meno. Qualcosa si rompe nella mia visione delle cose, nelle mie certezze. Cado dal pero e non sono bene sicura dove atterro.
Mi presento il giorno dell’esame in perfetta forma, ben vestita e truccata come se andassi ad un primo appuntamento. E’ un esame che non ho mai fatto, avrà un impatto notevole sul resto della mia vita. Se andrà in un certo modo, segnerà un prima e un dopo. Entro in una stanza buia, il medico addetto all’esame mi accompagnano alla postazione. Cerco di scherzare per affascinare medici e macchinari. Magari posso barare un pò e alterare il risultato. Poi però penso che non avrebbe molto senso. Cerco equilibrio e armonia per preparmi a dire addio alla mia patente.
I miei occhi coprono il 33,5 per cento del campo visivo. Per legge al di sotto del 70 per cento non è possibile guidare. Diventa insomma un reato penale. Un risultato che non lascia dubbi e nessuna possibilità. Comprerò una scatola decorata, riporrò la mia patente, la chiuderò con un nastro e la nasconderò. Perchè non si può mai sapere: un giorno potrei guarire! Eseguirò un rito di sepoltura con una cerimonia collettiva, là ringrazierò e rinascerò a nuova vita. Una amica scherzando mi ha detto che dovrei ricevere una medaglia per le vite che ho salvato. Ero un pericolo per me e per gli altri…di questo mi dispiace, non di non guidare più. Alessandro con il suo senso pratico, maschile e manageriale vuole regalarmi un due ruote elettrico, io che sono più romantica e cinematografica vorrei un autista tutto per me che mi porti in giro tutto il giorno, dove ho bisogno e dove desidero…
Qualcosa ci inventeremo….
“U1K134317K”. Foto di Crisula Barbata
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